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gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere da dove poteva essere uscita quella vocina, e non
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nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò nella cesta dei trucioli e della segatura, e nessuno;
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la porta della bottega per dare un'occhiata anche sulla strada, e nessuno! Ma allora?...
- Ho capito; - disse allora ridendo e grattandosi la parrucca, - si vede che quella vocina me la sono immaginata. Rimettiamoci a lavorare.
E ripresa l'ascia in mano,
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un colpo fortissimo sul pezzo di legno.
- Ahi! Mi hai fatto male! - piagnucolò la solita vocina.
Questa volta maestro Ciliegia
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di stucco, con gli occhi fuori dalle orbite per la paura, con la bocca spalancata e con la lingua giù ciondoloni fino al mento, come una di quelle maschere da fontana.
Appena
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l'uso della parola, cominciò a dire tremando e balbettando dallo spavento:
- Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ahi?... Eppure qui non c'è anima viva. Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Non ci posso credere…
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