L'amore per gli studi e la filosofia medievale

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L’amore per gli studi e la filosofia medievale


Umberto Eco è considerato uno dei massimi medievisti italiani, cioè uno degli studiosi più attenti a quel periodo che definiamo Medioevo.
Con la parola Medioevo indichiamo una delle quattro grandi (antica, medievale, moderna e contemporanea) in cui viene tradizionalmente suddivisa la dell'Europa. Comprende il periodo dal V secolo (400 d.c.) al XV secolo (il 1400. d.c.).
Il termine "Medioevo" compare per la prima volta nel XV secolo in Latino e riflette l'opinione dei per cui tale periodo avrebbe rappresentato una deviazione dalla cultura , in opposizione al Rinascimento. Questo termine è stato coniato dagli intellettuali del Rinascimento per indicare l'età di mezzo, quella compresa tra la fine dell'età classica, III secolo, e la loro, XV e XVI secolo (tratto da Wikipedia).
Uno degli argomenti di studio più affrontati da Eco è stata la vita e il pensiero di Tommaso d’Aquino.
Quando nei primi anni Cinquanta Eco avvia le sue ricerche, parlare di filosofia era piuttosto inusuale, anche perché lui propose una complessiva diversa da quella che vedeva nel Medioevo un’epoca in cui tutto fosse esclusivamente “cristiano”e contrastando la che aveva definito quel periodo come un “periodo buio” della storia dell’umanità.
Eco, proprio a partire dagli studi su Tommaso d’Aquino- che la tradizione cattolica vedeva come referente primo di una presunta occidentale monolitica e ferma- ha saputo ricostruire un percorso storico aperto agli con le differenti espressioni del pensiero medievale e al dialogo con le altre epoche.
Lo studioso ha lavorato molto sulla e sulla vita concreta delle persone che vivevano quel tempo; ha cercato di illustrarne gli ideali teologici, il senso della vita e della bellezza nella visione dell’ ; ha posto la sua attenzione sulla decifrazione delle allegorie, dei miti, delle ; ha cercato di indicare le chiavi di lettura di una cultura ricca e vivace. Ha cercato, in sostanza, di mostrarci come l’immaginazione medievale è fondamentalmente “visiva”, e sia gli studiosi- i filosofi, gli storici, ecc.- sia gli autori di quelle bellissime tipiche di quel periodo, avevano lo stesso obiettivo: “creare” un’immagine di quello che il pensiero umano coglie del “divino”.
In conclusione, che fosse buio o , come ogni altra epoca, del Medioevo Eco ci mostra la necessità di rappresentare il anche con colori a volte semplici, elementari ma vivaci.
Quello è il periodo in cui “… le figure dei dipinti e delle miniature sembrano irradiare la luce; I poeti esaltano in un volto di donna la bellezza di “un viso di neve colorato in grana” (Guinizzelli). I teologi dibattono sulla realtà dei colori, persino di quelli cangianti che appaiono, e non sono, sul collo delle colombe. E i predicatori esaltano nei sermoni la bellezza delle biblioteche, piccoli paradisi in terra e custodi fedeli di infinite foreste di libri.”.

(fonte: liberamente tratto da: http://materialismostorico.blogspot.it/)